Prima di tutto..iniziamo a prepararci con gli OFFICINA ZOE’ !
La domenica, in generale, mi fa venire voglia di impastare su un bel tavoliere infarinato e di fare la pasta fresca (cosa che tipicamente capita a tutti i ragazzi della mia età…no?!). Questa domenica, in particolare, mi sono svegliato ispirato. Il sole mi ha trasmesso ulteriore entusiasmo insieme alla nostra piantina di basilico, grande come una palma dei viali di Beverly Hills e quel bel medaglione di cacio ricotta che è lì in frigo già da una settimana…non vorremmo mai che andasse a male.
Allora invitiamo una coppia di cari amici a pranzo e facciamo le ORECCHIETTE!
A fare l’impasto ci vuole poco: 10 minuti di olio di gomito. Verso a fontana la farina di semola di grano duro sulla spianatoia e aggiungo al centro dell’acqua tiepida un po’ salata, mentre con le dita della mano destra faccio un movimento rotatorio (tutto questo in attesa dell’impastatrice planetaria..va bene la tradizione, ma quando a pranzo si è in tanti potrei ottimizzare i tempi).
La consistenza è quella giusta: ora bisogna lavorarla un po’ perché diventi una palla liscia e compatta.
Una volta fatto riposare l’impasto per una ventina di minuti, inizio a fare dei serpenti del diametro di 1cm circa. Da questi serpenti taglio dei tocchetti (tipo gnocchetti, cercando di fare attenzione che siano della stessa dimensione).
A questo punto realizzo le orecchiette con una delle due seguenti tecniche:
– Trascino il pollice arrotolando la pasta su se stessa, ricavando quasi un cavatello e poi lo apro spingendo sempre con il pollice creando l’orecchietta.
-Eseguo la stessa operazione aiutandomi con un coltello che agli occhi dei più potrebbe sembrare comune, ma..non lo è! Questo è IL coltello, che si tramanda nella famiglia di Francesca proprio per realizzare le orecchiette .
Sono scuole di pensiero: ogni nonna custodisce la sua tecnica che cerca di tramandare, io prediligo la prima e mia nonna anche 😉
Qualsiasi tecnica abbiate usato ora dovrete rovesciare all’indietro le orecchiette ottenute aiutandovi con le dite, otterrete in questo modo la classica “gobbetta” che le caratterizza ( e permette di concentrare il condimento ).
Le lascio asciugare su un panno per un’oretta prima di cuocerle in acqua bollente salata. La storia narra che la scelta di conferire loro una forma arcuata ( a forma di “orecchio” appunto ) sia stata fatta per facilitarne l’essiccazione e quindi consentiva di conservarle più a lungo. Proprio questo ha permesso che dalla Provenza francese giungessero fino alla Puglia e alla Basilicata, durante i lunghi viaggi della dinastia degli Angioini che nel duecento dominava le nostre regioni.
Dal lungo viaggio dal Nord verso il Sud, proprio in questa calda Domenica il nostro amore per la cucina pugliese le ha fatte riemigrare verso il Settentrione.
Per scoprire come le abbiamo cucinate sbirciate QUI!
Con le nostre “‘stacchiodde” abbiamo partecipato e VINTO il contest : Mani in Pasta – Paste Regionali
come nella migliore tradizione barese!!!!!!!!!!
complimenti, sono molto belle
Grazie mille Antonietta! =)
Nonostante l'estensione geografica della nostra regione, le orecchiette sono il filo conduttore di tutti i paesini! =)
Immagini super dettagliate e super convincenti….qualora davvero ci fosse bisogno di convincere qualcuno della bontà delle orecchiette!
Io le amo e le preparo…sempre sotto stretta sorveglianza del pugliesissimo vicino d'orto che, per quanto lavori come chef da un abbondante ventennio….ha lo'onore e l'obbligo di saperle certamente far meglio di me…e a quanto pare…di tutti!!
Un abbraccio e buon lavoro
Fabi
Grazie Fabiana, con le orecchiette a pranzo ci son solo certezze! =)
Ahahahah! Abbiamo assistito alle sagre di paese a scene in cui le nonnine rimproveravano aspramente chef famosi sulla realizzazione delle orecchiette.. è questione di DNA! =)
Buona Giornata e buon 2Giugno! 😉
venute benissimo!!!
alla grande!
adoro le orecchiette
prima o poi imparerò a rigirarle 🙂
Lela, non disperare: è solo questione di pratica! 😉