Ventiquattro ore a Portovenere

“Di Portovenere ci si innamora”, ho sentito pronunciare questa frase tante volte e prima di esserci stata credevo fosse una considerazione esagerata, un commento che si potrebbe fare per innumerevoli altri luoghi della nostra bellissima penisola. Ho dovuto ricredermi, l’ho fatto quando per la prima volta, più o meno tredici anni fa, ci sono stata con alcune amiche per poche ore: di Portovenere mi sono innamorata, perdutamente. Non ho avuto la possibilità di tornarci fino a alla scorsa settimana, quando abbiamo improvvisato ventiquattrore al Grand Hotel Portovenere.

Questo piccolo comune in provincia di La Spezia è un perfetto gioiello della nostra penisola, inserito nei beni patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, è tra i luoghi preferiti da turisti e curiosi, affascinati dalla sua conformazione geografica e dallo splendido mare che lo costeggia. Abbiamo passeggiato tra le piccole vie del centro, ricche di negozi di souvenir e di artigianato locale; ci siamo incantati davanti allo spettacolo del mare un po’ in tempesta, che ha impedito di poter prendere la barca per visitare le isolette limitrofe, ma ci ha lasciato senza fiato davanti alle onde che si infrangevano sulla scogliera.

Abbiamo vissuto tutto molto intensamente in meno di ventiquattrore, quelle necessarie a rilassarsi e fingere di essere in vacanza chissà da quanto tempo, annullando il pensiero che da lì a poco saremmo rientrati a Milano per lavorare. Lo staff dell’hotel ci ha aiutati a vivere al meglio l’esperienza, assecondando ogni nostra necessità e fronteggiando le imprevedibili mosse di Lavinia, pronta a mettere in difficoltà chiunque con la sua spumeggiante vivacità (per utilizzare una definizione elegante). La struttura, quattro stelle luxury, ha aperto nel 2014, dopo lunghi lavori di ristrutturazione che le hanno donato un fascino e una bellezza innegabili, valorizzata maggiormente dalla bellissima vista di cui si può godere dalle stanze. Si accede alla reception sotto le volte seicentesche che ricordano l’origine di quello che un tempo è stato un convento francescano, immerso nella storia ormai lontana.

É noto che in Italia un po’ tutti abbiano una sorta di timore immotivato nello scegliere i ristoranti all’interno degli hotel per consumare un pranzo o una cena, nel corso degli anni ho scoperto che si rischia di perdere delle piacevoli opportunità. Questa considerazione vale anche per il Ristorante Palmaria Portovenere, sito al primo piano dell’hotel. Lo chef di casa Francesco Parravicini vanta una consolidata esperienza in importanti ristoranti in Italia e all’estero e ha potuto così maturare l’esperienza necessaria per proporre in questa location una cucina del territorio aperta a rivisitazioni e contaminazioni. Ci siamo lasciati guidare nella scelta dei piatti dal personale di sala attento disponibile, gustando materie prime freschissime, combinate in preparazioni non solo ottime, ma anche molto belle.

Nonostante Lavinia abbia cercato in tutti i modi di farci sedere subito a cena siamo riusciti anche a sorseggiare un drink al Bar Venus, godendo del panorama in terrazza e mentre scrivo immagino di essere ancora un po’ lì, oggi che Milano è bloccata da una pioggia incessante e dalla sensazione che l’estate tarderà ancora tanto ad arrivare, nonostante qualche settimana fa abbia fatto capolino portando con sé grandi sorrisi nel mio cuore.

Per finire vi segnalo un appuntamento per il prossimo week end del 5-7 Maggio 2017, sognando di poter tornare in questi luoghi: nei giorni indicati, a pranzo e cena, sarà possibile assaporare al Ristorante Palmaria i piatti preparati dallo Chef Parravicini con prodotti selezionati da Eattiamo, una start up spezzina che seleziona le migliori aziende gastronomiche italiane e ne promuove la vendita all’interno di preziose box, riscuotendo grande successo anche all’estero. Il menu elaborato per l’occasione è molto invitante e sarà possibile assaporarlo previa prenotazione (0187 777 751 o events@portoveneregrand.com) al costo di 35€ a pranzo per due portate e 55€ a cena per il menu completo.

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