Il giorno in cui ho scoperto di aspettare un bambino
vivevo con Pietro già da 7 anni, la nostra quotidianità era scandita da ritmi
serrati, gestiti in modo impeccabile da entrambi. Ognuno con i suoi impegni e
insieme coinvolti in innumerevoli attività, mai una discussione per la gestione
pratica delle incombenze domestiche. Ci siamo riconosciuti come squadra dal
primo giorno in cui siamo andati a vivere insieme. Il momentaneo disordine di
chiavi abbandonate sul tavolo della cucina o di vestiti fluttuanti in camera da
letto è sempre stato motivo di scherno, ridevamo del nostro essere fuori dallo
stereotipo della coppia da vignetta del settimanale di enigmistica.
Poi un giorno, poco più di un anno fa, è arrivata lei,
con i suoi occhi lucenti e quel sorriso abbagliante, prima illuminato solo da
lisce gengive e oggi pronto a incorniciare due grandi dentoni. Dei primi mesi
con Lavinia ricordo la stanchezza fisica, le notti trascorse a riprogrammare il
mio metabolismo e la gioia delle sue scoperte. Non so individuare con esattezza
il momento in cui ho capito che, quella piccola grande ragazza, stava pian
piano facendo vacillare la certezza del nostro sentirci “super eroi dell’organizzazione”.
Si è innescato all’improvviso un subdolo meccanismo
della scelta: o tenevo in ordine la casa o riuscivo a farmi una doccia. Dovevo
scegliere se accogliere gli amici nel nostro soggiorno con una coda che
occultasse la necessità di uno shampoo o se uscire ben sistemata, accettando di
trovare, al rientro, piatti da lavare e biancheria da sistemare. É stato
proprio allora che ho capito: eravamo diventati una famiglia, ma non perché lo
dicesse lo stato anagrafico. Famiglia è quando si scende a compromessi con le
proprie necessità e a volte anche con i bisogni primari, preferendo il
benessere collettivo, cercando di gestire al meglio marito/figlia, lavoro e
altri affetti.
Ho provato più volte a capire se c’è possibilità di
evitare le pericolose acrobazie giornaliere per non arrivare la sera a guardarmi
allo specchio strabuzzando gli occhi, convinta di essermi trasformata in una
perfetta sintesi tra wonder woman e la sposa cadavere. Le amiche pluripare dicono
che devo rassegnarmi, su quello specchio difficilmente ritroverò il riflesso di
labbra con rossetto e capelli in ordine. Almeno non senza la presenza costante
in casa di almeno 2 nonne, una baby sitter e due domestiche.
Sono ottimista di natura e voglio credere che sia
possibile anche senza assumere l’esercito dei miracoli invocando la divina
provvidenza. Così coinvolgerò, suo malgrado, il mio compagno di vita, quello
che ama cucinare e lo fa in modo impeccabile, ma che spesso mi lascia l’annosa incombenza
preceduta dalla brillante premessa: “Era buonissima la pasta, vero? Vedrai
domani cosa preparo per pranzo, ma oggi lavali tu i piatti, io non riesco …”.
Proprio così: Pietro ha accettato la sfida.
Parteciperemo a un esperimento sociale, in forma di reality, insieme ad altre
venti famiglie. “Promessa Mantenuta” è
la geniale iniziativa di Kinder Cereali, nata per rispondere ai bisogni delle
mamme, quelle che come me si ritrovano a dover gestire molteplici impegni seppur
munite di una sola testa, due mani e prive del dono dell’ubiquità. I papà
saranno coinvolti dando un aiuto concreto e tangibile, ogni famiglia sceglierà
una faccenda domestica che sarà svolta quotidianamente dagli uomini, lasciando
dieci minuti di totale anarchia alla mamma. La promessa sarà reiterata per 21
giorni, nel nostro caso 21 giorni di pranzi succulenti e altrettanti lavaggi di
piatti riservati esclusivamente a Pietro.
Vi racconteremo ogni settimana i progressi e le novità
della #PromessaMantenuta; potrete seguirci sui nostri social network e nella
sezione dedicata del sito kindercereali.kinder.it. Sono sicura mi troverete
rilassata e con lo smalto appena applicato, con i capelli in ordine e sorridente.
Avrete notizie anche di Pietro, mi auguro non da Honolulu dopo una rocambolesca
fuga.
Post in collaborazione con Kinder Cereali
Bravi ragazzi! Bell'articolo come sempre e brava tu a essere ottimista, lezione da imparare. Io spesso arrivo al weekend, con del lavoro da fare dopo una settimana di lavoro, e mi chiedo se tutti quelli che conosco hanno un uomo/ una donna delle pulizie, perché ogni ricordo che ho delle loro case mi richiama ordine e pulizia.
E non cucino quasi mai (ci pensa il mio ragazzo) e non abbiamo figli, per ora.
Ciao Martina,
la verità è che spesso non si parla della difficoltà che si fa a crescere figli e gestire una casa senza una "famiglia allargata" e forse è anche giusto così, una cosa è certa: la soluzione si trova sempre, più o meno a fatica! 🙂
Buon week end
Francesca