So di aver sposato un uomo di parola, uno di quelli
che se ha promesso a se stesso di vedere la partita della Juve in Tv lo fa a
qualunque costo, stando, però, attento a non turbare l’equilibrio familiare; sa
bene come mettere a tacere il mio palese dissenso con un piatto di spaghetti
alle vongole e una buona bottiglia di bollicine. Tra il primo e il secondo
tempo, ovviamente.
Dopo tanti anni insieme conosco ogni sfaccettatura del
carattere di Pietro e allo stesso tempo rimango quotidianamente sorpresa da
come riesca a essere sempre imprevedibile, più o meno coscientemente. Siamo giunti a metà del percorso che ci vede
protagonisti, insieme ad altre 20 famiglie, del geniale progetto
#PromessaMantenuta di Kinder Cereali; chi ci segue sui social sa bene a cosa mi riferisco,
in ogni caso leggendo il post “Quando si diventa Famiglia” potrete recuperare
le eroiche gesta di un uomo in grembiule votato da più di dieci giorni al
lavaggio dei piatti.
Quando gli ho proposto di partecipare al social
reality accettando l’impegno di lavare quotidianamente i piatti ha reagito da uomo
tutto d’un pezzo, sguardo fiero e sostenuto, voce fluida nell’esclamare “Certo,
d’altronde cucino e lavo sempre io i piatti”. Non ho avuto il coraggio di fargli
notare quanto la sua visione della realtà fosse distorta, ho sorriso con amore
incoraggiata da un unico pensiero: “Da domani quel pulsantone rosso sarà il suo
grillo parlante”. Avevo ragione, giorno dopo giorno mio marito ha visto le sue
certezze vacillare, quel pulsante è riuscito a incutere più ansia di qualsiasi
mio sguardo minatorio, è bastato lo scorgesse per sbaglio sulla mensola in
cucina per fargli impugnare spugna e detersivo, anche nelle ore più
improbabili.
Pietro sta rispettando la #PromessaMantenuta, lo sta
facendo un po’ per senso del dovere e un po’ perché ci crede, per la voglia di
dimostrare che un suo piccolo aiuto può diventare una grande opportunità per il
mio tempo libero, concetto sconosciuto da quando è arrivata Lavinia nella nostra
vita. Ogni giorno ritaglio dieci minuti solo per me, momenti preziosi come
pochi, istanti da dedicare alle telefonate con le amiche, alla cura delle
unghie (solo quando a lavare i piatti ci mette almeno 15 minuti, però), alla
lettura, ai giochi con la ragazza e a tante di quelle altre attività che presa
dall’entusiasmo potrei elencarne decine senza essere certa di conoscerne
realmente la dinamica.
So che questa promessa sarà mantenuta fino all’ultimo
giorno, nel suo piccolo diventerà il simbolo di una presa di coscienza
ufficiale, di una consapevolezza forte: quella che le mamme sono instancabili e
pazienti creature, affiancate ogni giorno da uomini e figli abituati alla loro
forza, alla grinta, ai sorrisi e all’amore di cui sono geneticamente corredate.
Niente, però, deve essere mai dato per scontato, gli aiuti vanno chiesti e sarebbe meglio venissero sempre offerti. Quindi al “Posso aiutarti mamma?” deve
seguire un grande sorriso, un sospiro di speranza e il desiderio che questa
promessa diventi una sana abitudine. Nel frattempo, in casa nostra, ho deciso
di testare la pazienza di Pietro e chissà non faccia vacillare l’uomo di parola
organizzando un pranzo con tanti commensali: più amici seduti a tavola, più
piatti, più impegno e naturalmente più amorevole riconoscenza.
Post in collaborazione con Kinder Cereali